MANZ.BRU. A.03. 086 [Postillato] Brusuglio, Villa Manzoni

{ Firenzuola, Agnolo }
{ Opere di messer Agnolo Firenzuola fiorentino. Volume primo [-quinto] } 5
Milano : dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, contrada del Bocchetto, n. 2536, 1802
[2], 223, [1] p
Lingua: italiano
Contenuto: La Trinuzia; I Lucidi.
Note: Altro esemplare digitale: https://books.google.it/books?id=ql-Ca2tQE80C&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
Osservazioni sull'esemplare

La c. 1 presenta la dedica a Manzoni da parte della Società Tipografica de’ Classici Italiani.

Presentazione

Il volume non presenta postille esplicite, ma ciononostante è un prezioso documento dell’intensa campagna di spogli avviata da Manzoni sui testi della tradizione fiorentinista cinquecentesca. La commedia è infatti un genere letterario molto frequentato da Manzoni nella ricerca del fiorentino quotidiano, lingua cui cerca di uniformare l’edizione ventisettana dei Promessi sposi. I notabilia alla Trinuzia e ai Lucidi, infatti, mostrano concordanze sia con le postille alla Crusca (29 le citazioni dalla Trinuzia e addirittura 37 quelle dai Lucidi) che con la lingua della Seconda minuta del romanzo (oltre che con altri scritti linguistici manzoniani, come i Modi di dire irregolari e gli spogli per il Sentir messa), offrendo così un solido appiglio per un’ipotesi di datazione della lettura del testo. La Trinuzia è peraltro l’unica tra le commedie cinquecentesche avidamente setacciate da Manzoni nella sua ricerca di una «lingua viva e vera» a essere citata nella trattazione sui Modi di dire irregolari: «Quella fanciulla, che costor dicevano che era figliuola di quella Sanese, non è sua figliuola altrimenti: e quante cicalerie e quante baie s’è dette!»; «Tolto via questa cagione, noi torneremo migliori amici che mai» (entrambi i passi offrono testimonianza dell’uso, anche letterario, della forma, non tollerata dalle grammatiche ufficiali, del che indistinto).
Tra i numerosi riscontri con il romanzo particolarmente interessante risulta il reimpiego dell'espressione mettiamo (che Manzoni riporta anche in postilla alla Crusca: tratto tipico del discorso orale, l’intercalare compare a partire dalla Ventisettana, in Fe XIV 10: «Mettiamo, per un supposto»; l’espressione è inserita in uno dei «quartini sostituiti» quando la stampa del romanzo era ormai già avviata. Unica occorrenza nella prima edizione, nella Quarantana Manzoni inserisce una seconda occorrenza, in Q XXVIII 34, nell’excursus sugli sforzi prufusi dal cardinal Borromeo per cercare di limitare i danni della carestia: «Qui, due migliaia, mettiamo, d’affamati più robusti ed esperti a superar la concorrenza e a farsi largo […]»; il contributo linguistico dei comici toscani, quindi, viene messo a frutto anche per le digressioni storiche, condotte da Manzoni con i toni del discorso quotidiano.


Descrizione della postillatura

Il volume presenta notabilia e segni di lettura.

Data della postillatura

1823-1827

Segni di lettura
pp. 10, 11, 12, 13, 18, 21, 22, 23, 25, 28, 31, 32, 33, 35, 44, 45, 46, 47, 49, 52, 53, 54, 55, 57, 60, 65, 66, 68, 72, 73, 75, 76, 78, 79, 82, 84, 85, 86, 89, 94, 95, 96, 98, 102, 107, 114, 117, 118, 121, 126, 129, 140, 141, 142, 143, 146, 148, 149, 150, 152, 153, 156, 159, 160, 163, 165, 169, 170, 171, 172, 175, 178, 917 [i.e. 179], 181, 184, 188, 189, 190, 195, 196, 200, 201, 207, 208.
Orecchie
pp. 38, 40, 51, 60, 76, 86, 176, 188, 190.
Opere correlate

Fa parte di
  • Firenzuola, Agnolo
    Opere di messer Agnolo Firenzuola fiorentino. Volume primo [-quinto] [Postillato]

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