MANZ.BRU. A.02. 045 [Postillato] Brusuglio, Villa Manzoni
- Presentazione
L'unico testo del volume che presenta notabilia linguistici è la Commedia anepigrafa (pp. 5-40). La commedia, che l’edizione delle Opere di Machiavelli posseduta da Manzoni inserisce, sine titulo, nel corpus comico del Segretario fiorentino, sarebbe in realtà da identificarsi correttamente con la farsa Il frate del Lasca. Il pervasivo spirito antifratesco e la presenza di un religioso caratterizzato seguendo da vicino il profilo del Timoteo della Mandragola hanno fatto in modo che nel settimo tomo dell’edizione dell’opera omnia machiavelliana curata da Giovanbattista Pasquali (Venezia, 1769) venisse aggiunta questa Commedia ora per la prima volta colle stampe pubblicata. L’errata attribuzione venne smascherata già due anni dopo da Tommaso Giuseppe Farsetti, che riconobbe però in D’Ambra il vero autore; a Costantino Arlìa si deve, nel 1886, la chiusura della diatriba, con l’attribuzione del testo – che ancora Leopardi pensava di Machiavelli – al Lasca. Ancora al tempo di Manzoni, quindi, edizioni accurate come quelle per la collana dei Classici italiani perseveravano nell’attribuzione dell’opera a Machiavelli; poca importanza ha, però, la questione agli occhi di Manzoni, che lesse e spogliò tanto il Lasca quanto il Machiavelli (con netta preferenza, invero, per il minore, come testimoniato dalle decine di notabilia alle commedie laschiane contenute nei tomi del Teatro comico fiorentino).
Solo in numero di due i notabilia alla Commedia (a proposito dei termini spedito e suggellare), che non viene citata in alcuno degli scritti linguistici manzoniani e nemmeno nelle postille alla Crusca veronese. Significativo è però il fatto che entrambe le voci sottolineate compaiano nel romanzo: per quanto riguarda il primo termine, infatti, il riscontro che pare più prossimo alla peculiare accezione certificata dal testo di Machiavelli (dove spedito può interpretarsi in senso più ampio come ‘libero da altri impegni’), è quello di Sp VII 9, nella descrizione della solerzia di padre Cristoforo nel ritornare per tempo al convento («andò saltelloni giù per quel viottolo torto e sassoso, per non giugner tardi al convento, a rischio di buscarsi una buona sgridata, o, quel che gli sarebbe pesato ancor più, una penitenza che lo impedisse il domani di trovarsi pronto e spedito a ciò che potesse richiedere il servigio dei suoi protetti»); il verbo suggellare entra parimenti nel romanzo all’altezza della Seconda minuta, nella descrizione della desolazione spettrale che regna per le vie di Milano durante l’epidemia: in un isolamento che da fisico si fa ben presto morale, infatti, il verbo ben esprime il senso di sospetto che aleggia tra i cittadini: «Chiusi per sospetto e per terrore tutti gli usci da via, salvo quelli che fossero spalancati per disabitamento, o per invasione; altri inchiodati e suggellati al di fuori, per esser nelle case morta o inferma gente di peste» (Sp XXXIV 35). Il termine rimane nella Ventisettana, ma nella seconda edizione viene sostituito con il sinonimo, meno letterario, sigillare.
Le Lettere di Niccolò Machiavelli scritte sopra differenti affari di governo a nome della Repubblica Fiorentina (pp. 59-196) presentano invece soltanto orecchie di lettura.
- Segni di lettura
- pp. 22, 26.
- Orecchie
- pp. 21, 83, 85, 87, 110, 122.
- Opere correlate
- Fa parte di
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Machiavelli, NiccolòOpere di Niccolò Machiavelli cittadino e segretario fiorentino. Volume primo [-decimo] [Postillato]
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- Esemplari dello stesso insieme
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Machiavelli, Niccolò1 [Postillato]
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Machiavelli, Niccolò2 [Postillato]
- 3 [Postillato]
- 4 [Postillato]
- 5
- 6
- 7
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Machiavelli, Niccolò8 [Postillato]
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MANZ.BRU. A.02. 0459 [Postillato]
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