Lettera n. 987
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Manzoni, Vittoria
- Data
- 5 settembre 1851 (5 7bre 1851.)
- Luogo di partenza
- Lesa
- Luogo di arrivo
- Montignoso
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Ogni giorno, e più d’una volta al giorno
- Indirizzo
- Alla Signora | Sig.ra Vittoria Giorgini nata Manzoni | Pietrasanta | per Montignoso | Toscana.
- Regesto
Alessandro Manzoni comunica alla figlia Vittoria che è costretto a rimandare il progettato viaggio in Toscana per il protrarsi del lavoro di revisione delle Osservazioni sulla morale cattolica e le ristrettezze economiche. Lo scrittore spera che la figlia Matilde si rimetta presto in buona salute e augura lo stesso alla nipotina Luisa, ustionatasi a un braccio.
- Testimoni
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(originale)
Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani,
Aut. II/49 (in deposito presso la Biblioteca Nazionale Braidense)
(Timbri postali: «LESA | 5 | SET. | 51»; «PIETRASANTA | 8 | SET. | 1851»)
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(originale)
Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani,
Aut. II/49 (in deposito presso la Biblioteca Nazionale Braidense)
- Edizioni
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- SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, pp. 82-85 (incompleta e con mutamenti).
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 987, vol. II, pp. 584-587, note alla p. 972.
- CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.95, pp. 272-274, note alle pp. 274-275.
- Opere citate
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Osservazioni sulla morale cattolica
Mia cara Vittoria
Ogni giorno, e più d’una volta al giorno, dacché sono a Lesa, mi sono messo al tavolino per scriverti, e sempre m’è caduta la penna dalle mani, perché a una lettera piena d’istanze così care, così affettuose, così sgorganti dal core della mia Vittoria, della mia Matilde e del mio Bista, non mi reggeva l’animo di rispondere quello che, pur troppo indovini. Quanto male m’ha fatto quella lettera del 7 d’agosto, facendomi, nello stesso tempo, tanto bene. Sentivo e sento ancora, desiderio e repugnanza insieme di rileggerla. O mia Vittoria, mi fa male a ridirti ancora le stesse cagioni che mandano a voto anche questa volta il caro progetto. L’odiosa revisione della Mor[ale] Catt[olica] non mi permette d’allontanarmi di più da Milano, perché l’editore credendo (e lo credevo anch’io) che non ci avrei fatto altro che qualche piccola correzione, ha già composti più fogli; e in vece io ci ho trovato da rifare e un rifare penosissimo, e con la testa che spesso non vuole né correre, né camminare, né quasi star ritta; e bisogna che profitti di tutti i momenti boni o passabili per | mandare innanzi il lavoraccio, e non tenere impegnato tanto carattere. E siccome la revisione d’una prova medesima dev’esser fatta più d’una e spesso più di due volte, così tu vedi cosa sarebbe se le lettere dovessero stare in viaggio più giorni. Aggiungi la ristrettezza di mezzi, contro la quale non ho mai mormorato tanto come in questa circostanza. E tutto pare che concorra a accrescerla, mancando le risorse mentre crescono gl’impegni. Per dirtene una, quest’anno avrei creduto di poter fare assegnamento sopra seimila libbre di bozzoli di Brusuglio, e vedi che pioggia sull’asciutto sarebbe stata; ma una grandine spietata, e il calcinaccio m’hanno ridotta la raccolta a mille trecento: vedi se fu vento sull’asciutto! La salute di Teresa non la posso questa volta addurre per motivo, giacché essa medesima m’animava a partire senza di lei, e si contentava anche che, quando altri non potesse venir con me, Stefano m’accompagnasse. E ora, dovrò dirti che, o con lei, o con Pietro, o con Stefano, spero di venire all’aprirsi della primavera? Lo penso, ma non oso scriverlo, dopo tante speranze andate in fumo.
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