Lettera n. 969
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Manzoni, Vittoria
- Data
- 9 dicembre 1850 (9 dec.e 1850)
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- [Pisa]
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Profitto della partenza per costà della nostra Luisa
- Indirizzo
- A Vittoria
- Regesto
Alessandro Manzoni approfitta del rientro in Toscana di Luisa d'Azeglio per mandare alla figlia un esemplare dei Promessi sposi e i primi cinque fascicoli delle Opere varie e per metterla al corrente di alcuni dettagli relativi alla sua rendita. Stefano Stampa approfitta dell'occasione per spedirle il dagherrotipo ricavato dal ritratto di Manzoni eseguito da Hayez. Manzoni, inoltre, riferisce di essere impegnato nella correzione delle bozze delle Osservazioni sulla morale cattolica.
- Testimoni
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- (originale) Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani, Aut. II/ 42 (in deposito presso la Biblioteca Nazionale Braidense)
- Edizioni
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- SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, pp. 70-72 (incompleta).
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 969, vol. II, pp. 558-560, note alla p. 963.
- CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.84, pp. 235-237.
- Opere citate
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Osservazioni sulla morale cattolica; I promessi sposi
Mia cara Vittoria,
Profitto della partenza per costà della nostra Luisa e del bravo Malenchini, che ho avuto tanto piacere di conoscere, per mandarti due versi e due altri al resuscitato Bista (veramente non toccherebbe a un morto par mio a dare di questi titoli), e un esemplare per te de’ vecchi sposi, e de’ cinque primi fascicoli de’ miei altri vecchiumi. Aspetterò altre occasioni per mandare gli altri esemplari, non volendo abusar troppo della bontà de’ nostri viaggiatori.
Essi ti diranno del mio desiderio di rivedervi, d’abbracciarvi, di stare a lungo con voi altri, di vedere la cara e prodigiosa Luisina, più di quello che te ne posso scriver io, ma molto molto meno di quello che ne sento. Vo dicendo, come il Cosimo dell’Alfieri, ma per tutt’altra ragione: «a queste di Pisa amate mura». Ma pur troppo non posso far altro che sentire e dire, e sperare nell’anno che s’avvicina.
Credo che la procura arriverà a tempo, avendo tu ricevuta così presto la modula. In ogni caso non sarà che una proroga di qualche giorno. E avevo dimenticato di dirti che al ricavo vanno aggiunti anche gl’interessi dal giorno della tua maggiorità. Nella mia assenza non avevo pensato per qualche tempo a farli riscotere, e da ultimo aspettavo al momento dell’operazione già disegnata. |
Stefano ti manda un gingillo che ti farà piacere: cosa vuol dire esser figlia, e una figlia come Vittoria! È un dagherrotipo ricavato da un ritratto, che penso sempre con tenerezza alla tenerezza con che lo guardavi. E lo guarderai, se Dio vuole, presto; giacché la mia speranza più vicina del rivederci, è che ciò sia quì. Puoi anche lasciarlo vedere per un di più a una certa Matilde tua amica, giacché lei non c’entra in queste cose di famiglia.
Luisa ti darà le nostre nove più in particolare. Ti dirò solamente che sto rivedendo le prove della Morale Cattolica per finire una volta quest’edizione, che m’è venuta più in tasca a me, che a qualsisia lettore. Ma che vuoi? Il bisogno d’occuparmi è tale che, delle volte, anche questa noiosissima correzione mi serve di svago. Pietro e Enrico, che ho visti di fresco, stanno bene, e pensano a voi altri più di quello che siano disposti a scriverti. Però la prima volta che li vedo, fo conto di fare una buona reprimenda a tutt’e due.
Teresa tira via al solito, anzi, per uno strano miracolo, sta meglio qui che nell’eccellente aria di Lesa. Io non posso dir lo stesso, perché ho ritrovata qui la mia lombaggine, ch’era quasi affatto sparita là. Però è sopportabilissima.
A Bista scrivo per contradirgli. Impari a star tanto senza scrivermi lui. |
L’anello che ho messo qui sul tavolino per sigillar questa lettera, mi fa pensare che non t’ho ancora incaricata d’esprimere a chi si doveva la mia riconoscenza. Sono però sicuro che tu avrai fatte le mie veci, e che avrai detto, senza timore d’ingannarti, quanto, e per quante cagioni, questa memoria mi sia cara, onorevole, preziosa.
Addio, Vittoria, Matilde, Luisina: quando potrò abbracciarvi davvero? Teresa v’abbraccia pure, come può, con tutto il core, compresa l’ultima, sulla quale arma il diritto di nonna.
A tutta la casa Giorgini sai ciò che hai a dire da parte mia; cioè anche qui ne sai una parte.Il tuo aff.mo babbo
Alessandro