Lettera n. 1066
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Rosmini, Antonio
- Data
- 18 febbraio 1854
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- Stresa
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Vorrei arrivare a tempo di risparmiarle la lettera al Ducci
- Indirizzo
- Al Reverendissimo Padre | Antonio Rosmini Proposto Generale | dell'Istituto della Carità | Stato Sardo | Stresa
- Regesto
Alessandro Manzoni riferisce al Rosmini gli accordi tra i fratelli Nistri, tipografi a Pisa, e il tipografo Ducci di Firenze, per la nuova edizione del Catechismo disposto secondo l'ordine delle idee dell'abate. Lo scrittore dà notizie sulla salute della moglie Teresa e della figlia Matilde e del suo lavoro alla Morale cattolica; in particolare accenna all'aggiunta sulla dottrina luterana e calviniana della giustificazione per la sola fede. Quanto ai lavori dell'abate, chiede notizia sull'avanzamento dell'Ontologia, la prima parte dell'opera Teosofia.
- Testimoni
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- (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.96/3, cc. 2rv
- Edizioni
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- SFORZA 1875, p. 217.
- SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 223.
- BONOLA 1901, pp. 165-167
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1066, vol. III, pp. 4-5, not alle pp. 560-571.
- CARTEGGIO MANZONI-ROSMINI 2003, lettera n. 73, pp. 200-202, note alle pp. 202-203.
- Opere citate
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Osservazioni sulla morale cattolica
[...] Vedo tutta la Sua bontà nel Suo desiderio d'aver notizie anche del rattoppo della Morale cattolica. Sono a un di presso ai due terzi della dispensa, che uscirà probabilmente nella quaresima, e che sarà a un di presso i due terzi del libro. Quell'aggiunta sulla dottrina luterana e calviniana della giustificazione per la sola fede, e la quale mi pareva costì non dover richiedere che un cenno, e poche nude citazioni, mi s'è allungata terribilmente, non tanto per quello che m'è riuscito di scrivere, quanto per quello che ho dovuto leggere, cioè mi s'è allungata in quanto al tempo da spenderci, molto più che in quanto alla sua estensione. Non occorre di dire a Lei che studio ci voglia per dir poco in una materia dov'è stato scritto molto, e da uomini troppo più competenti. Ho dovuto fare una gran conoscenza, principalmente con Calvino, il quale m'è parso bensì quel sofista, ma non quel sofista così sottile che si dice comunemente. I suoi errori, almeno quelli che ho dovuti esaminare più di proposito, non mi paiono distanti dall'assurdo manifesto, che per l'intermezzo di leggieri equivochi o cavillazioni. [...]