MANZ. 15. 0016.K/ 02 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
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[tra galee e armate inserisce] sottili
L'esempio che Manzoni corregge è dal Decameron (giornata IV, novella IV)
Luogo dell'opera: Capitolo LXXXII. Di
Termine o passo postillato: Alcuna volta [Di] non è soverchio del tutto, e nondimeno pare, ch’egli ancora vi stia piuttosto per ornamento, che per necessità. (g. 4 n. 4). Quivi fece due galee armate, e messivi su di valenti uomini, con esse sopra la Sardegna n’andò . Cioè messivi su valent’uomini. O pure vi s’intende aggiunto sostegno di qualche nome in mente di chi favella; come messovi su buona mano, o buon numero di valent’uomini . O di , sta invece d’ alcuni , molti , e sì fatti; messivi su molti uomini di valore . Ed è modo assai proprio di questa lingua, e appresso agli scrittori molto frequente (g. 5 n. 3) Per queste contrade, e di dì, e di notte vanno di male brigate assai, le quali molte volte ne fanno di gran dispiaceri, e di gran danni .
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[corregge <i> armate </i> in] armare
Termine o passo postillato: Alcuna volta [Di] non è soverchio del tutto, e nondimeno pare, ch’egli ancora vi stia piuttosto per ornamento, che per necessità. (g. 4 n. 4). Quivi fece due galee armate, e messivi su di valenti uomini, con esse sopra la Sardegna n’andò . Cioè messivi su valent’uomini. O pure vi s’intende aggiunto sostegno di qualche nome in mente di chi favella; come messovi su buona mano, o buon numero di valent’uomini . O di , sta invece d’ alcuni , molti , e sì fatti; messivi su molti uomini di valore . Ed è modo assai proprio di questa lingua, e appresso agli scrittori molto frequente (g. 5 n. 3) Per queste contrade, e di dì, e di notte vanno di male brigate assai, le quali molte volte ne fanno di gran dispiaceri, e di gran danni .
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V.N. IV
Luogo dell'opera: Capitolo C. Dove , ec.
Termine o passo postillato: * Dove per di dove , o donde (Filoc. 4. 110). Il quale è rimaso là, dov ’io misera mi parti’ (E 7. 274). Facessene possibili a salire a quella gloria, dove ne cacciò disubbidiente il primo padre .
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Rimanda a Insino dove ce n’è uno. Questo significato è congenere al notato da Cin. a Insino. X ma né qui né là la definiz. è esatta né intera. Sapere quale di fino, infino [ultima riga tagliata da rifilatura]
Il rimando al lemma Insino X dello stesso Cinonio permette in effetti di leggere un esempio: «In luogo d’ eziandio , Lat. etiam (Vil. 12. 89) Per li savj, e discreti si disse infino allora, che la detta impresa del Tribuno, era un’opera fantastica, e da poco durare . Lat. Etiam tum, etiam tunc » (vol. II, p. 367). La Crusca veronese riporta postille manzoniane ai lemmi Infino (con rimando a Cinonio) e Insino. Infino: «Infino in luogo di eziandio. Cin. X e reca un esempio (del Boccaccio) che non mi pare bastantemente proprio a indicare la forza specifica dell’ infino in questo significato, il quale altresì non è lo stesso che quello di eziandio . Serve non solo a comprendere ma a segnare un estremo. Même, franc. Buon. Fier. III, 4° 7°. Visti ho con gli elsi d’oro infin de’birri. È modo usitatissimo anche in Lombardia. V. Insino»; «Infino, ha anche una tal forza di concedere, fino a un certo segno, di distinguere. Salv. Pr. Tosc. Cic. I. pag. 94 (116) Infino a non volere andare nella luna, la compatirei. – È modo pur m[ilane]se» (ISELLA 2005, pp. 288-89). Insino : «Buon. Or. Lod. Ling. Tosc. Che più? Sino Camaldoli, sino Orbatello, sino Legnaia, ci fa sentir tutto dì feste, rappresentazioni etc. – V. Infino. (C, p. 470)» (ISELLA 2005, p. 2092)
Luogo dell'opera: Capitolo CXI. Fino , o Sino, ec.
Termine o passo postillato: * VII. Sino serve ancora per denotare intero compimento della cosa, di cui si parla. Così la Crusca, ma senza recare esempio.