Francesco, e' non fu mai chi per sentiero

Insieme editoriale: Poesie / Poesie prima della conversione

Il sonetto indirizzato a Francesco Lomonaco per le sue Vite degli eccellenti italiani costituisce un dittico con Come il divo Alighier l’ingrata Flora. A differenza di quello, pubblicato appunto in esergo al primo volume dell’opera del Lomonaco, di questo non si aveva però alcuna notizia, fino al ritrovamento del 1989 nel fondo Fauriel. Costituito come il testo gemello sullo schema alternato delle quartine e replicato delle terzine, il sonetto se ne distanzia tematicamente, sostituendo al motivo della deprecatio verso l'Italia incapace di riconoscere le proprie glorie, un confronto più personale fra la saggezza stoica del Lomonaco e la propria inquietudine giovanile, divisa tra il desiderio amoroso e quello della gloria poetica («or cerco lauro or mirto», con evidente recupero petrarchesco, al cui orizzonte morale appartiene appunto la contrapposizione fra l'equilibrio stoico e la scissione del poeta innamorato). Più che mostrare una «profonda differenza di prospettiva rispetto al precedente» come ipotizza Danzi e «il chiarimento, se non la giustificazione, di una distanza esistenziale nuova ma ormai definitiva fra i due» (pp. 131-132), che spiegherebbe la mancata pubblicazione di questo testo, l'accantonamento sembra dovuto proprio all'aspetto troppo personale del sonetto, a cui viene preferito Come il divo Alighier più rispondente a figurare in apertura delle Vite, mantenendo questo in ambito privato.

Agli altri testi di questi anni infine il sonetto presente si avvicina anche sotto l'aspetto stilistico, per la esplicita tessitura di marca cinquecentesca (l'ampiezza sintattica che supera le partiture metriche interne, in questo caso con fortissima inarcatura fra il v.11 e 12: «Oh vero in terra/Felice!»), il lessico fortemente espressivo di marca foscoliana (e per sua via anche alfieriana), la ricca tessitura retorica con continue anastrofi e epitesi anch'esse di tipico marchio foscoliano. La datazione probabile al 1801, insieme a Come il divo Alighier porta anche a considerare diversamente il rapporto con Se pien d'alto disdegno: più che a una autocitazione, estranea alle modalità manzoniane nonché in effetti poco congrua per testi a circolazione privata, vien da pensare piuttosto a un riuso di tessere di questo sonetto, una volta escluso, nel successivo, che peraltro dimostra una maggiore autonomia elaborativa rispetto al modello di Foscolo. Va tuttavia detto che tutti i testi nella loro attestazione autografa sono datati al 1802 e quindi non va escluso in linea di principio il rapporto inverso.

Titoli alternativi
  • [A Francesco Lomonaco per le «Vite degli eccellenti italiani» ] (BOGGIONE 2002, pp. 339-341)
Metro
sonetto con schema ABAB ABAB CDE CDE
Storia del testo

Del tutto ignoto fino al 1989 quando Irene Botta ne ha ritrovato l'autografo nel Fondo Fauriel, insieme a Come il divo Alighier (BOTTA 1989, pp. 408-416).

Date di elaborazione

1801


Testimoni manoscritti

Prima edizione
  • BOTTA 1989 = Botta Irene, Due sonetti autografi di Manzoni per le «Vite degli eccellenti italiani» di Francesco Lomonaco, in «Filologia e critica», XIV, 3, 1989, pp. 408-416

Edizioni di riferimento
  • DANZI 2012A = Manzoni Alessandro, Tutte le poesie, a cura di Luca Danzi, Milano, BUR Rizzoli, 2012
    (pp. 131-34)
  • BOGGIONE 2002 = Manzoni Alessandro, Poesie e tragedie, a cura di Valter Boggione, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, [2002] (Classici italiani)
    (pp. 339-341)
  • GAVAZZENI 1992 = Manzoni Alessandro, Poesie prima della conversione, A cura di Franco Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1992 (Nuova universale Einaudi, 209)
    (p. 263)
Edizione del testo in preparazione

Scheda di Giulia Raboni | Cita questa pagina