Lettera n. 693
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Bottelli, Luigi
- Data
- 5 aprile 1843
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- Arona
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Il perdono dell'incomodo...
- Regesto
Alessandro Manzoni autorizza Luigi Bottelli a prestare la copia del brano della monaca di Monza da lui posseduta a monsignor Minucci, arcivescovo di Firenze; rientratone in possesso lo prega di restituirgliela o di distruggerla.
- Testimoni
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- (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.XXXII.26, c. 1rv
- Edizioni
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- SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 94.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 693, vol. II, pp. 288-289, note alla p. 819.
- Opere citate
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Pregiatissimo Sig.r Luigi,
Il perdono dell'incomodo che vengo a darLe, me lo riprometto con fiducia, non tanto dalla cagione che mi ci sforza, quanto dalla sua conosciuta e esperimentata bontà. Monsig.r Arcivescovo di Firenze, mosso da una troppo gentile e indulgente prevenzione, mi fa l'onore di scrivermi che, avendo chiesto a Lei copia del brano stralciato dai Promessi Sposi, gli è stata allegata un'assoluta impossibilità. Non poteva accadere altrimenti; e io non avevo bisogno di questa prova per conoscere la di Lei delicatezza. Ma ei vuole appunto una ragione di questa forza, per dir di no a una tale persona; e io, che non potrei allegare altro che la ripugnanza dell'amor proprio, mi trovo costretto a pregare il Sig.r Luigi di voler soddisfare il desiderio del buon prelato, il quale, del resto, e come accade spesso, sarà gastigato con l'ottenere il suo intento.
La mia importunità non finisce qui; anzi io profitto dell'occasione per chiederle un'altra grazia, che per me è di grandissima importanza, e a Lei non costerà nulla. Premendomi molto che quel frammento, non solo non vada in giro ora, ma non possa mai venire in luce, anche dopo la mia morte, m'è, Le confesso, una spina il saper che n'esista una copia. Perciò, non solo ho preso volentieri in parola Monsignore che s'impegnava, quando fosse mio desiderio, di non comunicare il manoscritto ad alcuno, ma l'ho pregato di non conservarne copia. Ora il sig.r Luigi m'intende: quando codesta copia, che, come credo e spero, è unica, gli sarà ritornata, io riguarderei come un vero favore, se volesse mandarla a me, o, che è tutt'uno, farmi sapere d'averla distrutta.
Si sperava di passar qualche giorno della primavera a Lesa: varie combinazioni ci hanno fatto rimetter questa speranza all'autunno. E Lei sa quanta parte, nel farmela chiamare speranza, abbia il pensiero di poter godere qualche volta la sua compagnia, in quei luoghi pieni d'una sempre dolorosa, ma sempre cara memoria.
Gradisca i cordialissimi saluti (complimenti non è parola che deva correr tra noi) della mia Teresa, di Stefano, e di Rossari; e voglia contar tra questi chi, da minor tempo, ma non con minor sentimento, si reca a fortuna e ad onore di dirsiSuo dev.mo serv.e e aff.mo amico
Alessandro Manzoni