Lettera n. 592
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Del Carretto, Francesco Saverio
- Data
- 19 gennaio 1841 (19 del 1841.)
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- Napoli
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Due motivi mi danno l'ardire
- Regesto
Alessandro Manzoni si rivolge al marchese Francesco Saverio Del Carretto, ministro della Polizia, al fine di impedire la contraffazione dei Promessi sposi nel Regno di Napoli, minacciata da un annuncio dell'editore Gaetano Nobile che prometteva una ristampa del romanzo con le riproduzioni litografiche delle vignette.
- Edizioni
-
- TORELLI 1845, p. 18.
- OPERE 1850A, p. 725.
- SFORZA 1875, p. 128 (erroneamente indirizzata a Nicola Santangelo).
- SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 49 (erroneamente indirizzata a Nicola Santangelo).
- PARENTI 1945, p. 250.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 592, vol. II, pp. 168-171, note alle pp. 765-766.
- Opere citate
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Storia della colonna infame; I promessi sposi
Eccellenza,
Due motivi mi danno l'ardire, e mi fanno insieme sperar la scusa, del recar questa importunità all'Eccellenza Vostra: mi si annunzia di costà un grave danno, e mi si fa insieme animo a sperarne riparo dalla giustizia di Essa.
È annunziata in Napoli, con pubblico manifesto, un'edizione del libro intitolato I Promessi Sposi, copiata da quella che io ho cominciato a pubblicar con fascicoli in Milano, con molte correzioni, con la giunta d'un'appendice, e con molte vignette intagliate in legno. Pur troppo le contraffazioni librarie non sono cosa nuova; ma chiedo licenza d'accennar, quanto brevemente potrò, all'E. V. le circostanze, per cui questa riuscirebbe particolarmente pregiudizievole all'autore, e quindi particolarmente ingiusta.
Nello spazio di tredici anni, dacchè pubblicai questo qualsiasi lavoro, le contraffazioni che, non per merito di esso, ma per la voga del genere, ne furon fatte senza interruzione, non mi permisero mai di darne fuori, come avrei desiderato, una seconda edizione; giacchè non occorre rappresentare all'E. V. a che svantaggiose condizioni un autore competa, in simile impresa, con uno stampatore, e anche con un semplice libraio; e come questi possan vendere un libro, con guadagno, ad un prezzo, che quello non potrebbe senza scapito. Finalmente mi parve d'aver trovato il mezzo desiderato in quel genere d'edizioni che chiamano illustrate, le quali, per le spese che richiedono, dovessero opporre alla contraffazione il doppio ostacolo d'una nuova difficoltà, e d'una maggior verecondia. Con questa fiducia, la quale pur troppo ora mi si chiarisce vana, ho incontrata la spesa di ottantamila lire milanesi, cioè circa cinquemila cinquecento zecchini, per i soli disegni e intagli; somma già da me sborsata per più della metà, ed il resto da sborsar di mano in mano che questa parte del lavoro progredisce, cioè un anno, almeno, prima del compimento della stampa. Tutte l'altre spese eccedono l'ordinario, così portando la novità dell'impresa in Italia, e la perfezione a cui si cerca condurla.
Delle quali spese tutto il compenso non può venire che da un copiosissimo smercio, quale io poteva pure sperarlo, se la mia edizione fosse rimasta unica, come doveva. Ora essa verrebbe ad esser quasi sbandita da una parte d'Italia, a cagion di codesta contraffazione; la quale, non potendo uguagliarla nel pregio, la vincerebbe però d'assai nella tenuità del prezzo, avendo a ciò il contraffattore, oltre gli altri vantaggi sovraccennati, quello di risparmiar la spesa de' disegni originali, copiando quelli fatti per mia commissione, e di sostituire litografie di poco costo a costosissimi intagli in legno; e, finalmente, di fare anche questa minore spesa a poco a poco, e col ricorso della vendita stessa, richiedendo la litografia un breve lavoro, a differenza degli intagli suddetti; i quali perciò vogliono esser preparati in gran parte, prima che si possa dar mano alla stampa. Al qual proposito de' disegni, non credo inutile d'aggiungere che i valenti autori di essi, avendo veduto i loro nomi nell'annunzio della contraffazione, volevan farne protesta da inserirsi ne' giornali; ma hanno soprasseduto, sentendo che io ricorreva all'E. V., e sperando con me, che una giusta provvidenza di Essa sia per render superfluo un tale atto. Ma già io ho cominciato a patir gli effetti del semplice annuncio; perchè il signor D. Luigi Conty, che s'era incaricato dello smercio nel Regno delle due Sicilie, e che stava per concludere un trattato di duemila copie della mia edizione, ha dato avviso che, a cagione della contraffazione annunziata, non può per ora prenderne più di cento. Nè a codesta sola parte d'Italia si restringerebbe il danno; perchè, sebbene per la convenzione recente tra gli altri Stati, la contraffazione sarebbe legalmente esclusa da essi, il contrabbando le verrebbe in aiuto. Il dovere di padre di famiglia non mi permette d'usare del riparo, che pure avrei, doloroso ma sicuro, contro il torto che mi si prepara, e sarebbe di lasciar l'opera in tronco, sacrificando le spese già fatte, e offrendo ai compratori delle poche dispense già uscite la restituzione del prezzo. Chè, del rimanente e riguardo a me, il dispiacere di non compire un lavoro, intorno al quale ho già impiegato tante cure, non potrebbe ritenermi; essendo molto più amaro quello di somministrare io medesimo; ogni quindici giorni, per due anni, il mezzo di sopraffarmi. E riguardo al pubblico, il piccol vantaggio, se vantaggio si può dire, di ricever migliorata, cioè meno imperfetta, un'opera di sì poca importanza, e anche il vantaggio più considerabile d'avere una serie di bei disegni, sarebber troppo compensati dall'utilità che verrebbe dall'esempio; giacchè il vedere una non dispregevole impresa libraria troncata dalla contraffazione, e un autore impedito, pure a cagion di essa, di presentare al pubblico un suo lavoro emendato, e un altro inedito, servirebbe a render la contraffazione più odiosa, e quindi più rara. Senza assoggettarmi a un così grave sacrifizio, potrei, è vero, sospender l'edizione, esponendo le mie ragioni al pubblico, e dichiarandomi pronto a riprender la mia impresa, quando altri si ritiri dalla sua. Ma V. E. vede quanti inconvenienti e rischi di perdita porterebbe con sè questo riparo. Il solo pronto, efficace ed innocuo, io lo spero dall'autorità, insieme, e dall'equità dell'E. V. Essa non vorrà permettere questo, non esito a dire, scandalo, che un lavoro letterario, già defraudato del più giusto guadagno, torni anche in danno; che una legittima impresa sia rovinata co' suoi mezzi medesimi; che una speculazione arbitraria punisca la fatica. Confortato da queste ragioni, mi fo a pregar l'E. V. di volere ottenere la privativa nel regno delle due Sicilie alla mia edizione, e troncar così la strada alla contraffazione, di cui son minacciato, come a qualunque altra: e rimango colla fiducia, questa volta, meglio fondata, di poter aggiungere il sentimento d'una viva riconoscenza, al profondo ossequio, col quale ho l'onore di dirmi Dell' E. V.Umiliss. dev. servitore
Alessandro Manzoni