Lettera n. 456
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Cioni, Gaetano
- Data
- 25 ottobre 1835
- Luogo di partenza
- Brusuglio
- Luogo di arrivo
- Firenze
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Come potrei io infatti aver dimenticato Voi
- Indirizzo
- Al Chiarissimo Signore | Il Sig.r D.r Gaetano Cioni | Firenze
- Regesto
Manzoni ringrazia Gaetano Cioni per il lavoro al Vocabolario del Cherubini e per un volgarizzamento di Tucidide che presto gli invierà. Nega le voci intorno a un suo lavoro sul processo agli untori e a un lavoro del Grossi dal titolo Assedio di Firenze; lo mette al corrente, invece, di uno scritto sulla lingua cui attende insieme al Grossi nella speranza che, quando sarà pubblicato, il Cioni si incarichi di procurarne una ristampa a Firenze.
- Testimoni
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(originale)
Prato, Biblioteca Roncioniana,
Manoscritti roncioniani, 116, Q.III.32, cc. 83-86
(Fotografia al C.N.S.M., P4. Timbri postali: «29 [lett. inc.] | OTTOBRE»; «MILANO | OTTOBRE 26»)
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(originale)
Prato, Biblioteca Roncioniana,
Manoscritti roncioniani, 116, Q.III.32, cc. 83-86
- Edizioni
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- BONAINI 1852, p. 51 (parzialmente).
- SFORZA 1875, p. 108 (parzialmente).
- SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 489 (parzialmente).
- PELAGATTI 1888, p. 5.
- VILLORESI 1895, p. 9.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 456, vol. II, pp. 50-51, note alla p. 704.
- CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 278, pp. 711-713.
- Opere citate
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«Sentir messa»; Storia della colonna infame
Dell'Assedio di Firenze del Grossi, e de' miei Untori, le son tutte favole. Ben vi dirò in confidenza (giacchè vorremmo che fino alla pubblicazione non se ne sapesse niente) che si sta appunto lavorando insieme noi due a una bubbola da finirsi e da darsi fuora presto. E sebbene noi desideriamo ch'ella si spacci, quanto sia possibile, anche in Firenze, e tanto più quando ciò abbia a essere per mezzo vostro, ci faremmo però coscienza di proporvene la ristampa, non essendo di quelle cose che ne vanno a ruba, come i romanzi. Sarà un libretto o un mezzo libro che tratterà di lingua; sicchè fate voi conto. Vi facciamo però un'altra proposizione: di spedirvene, subito stampato, un numero d'esemplari, puta un cinquecento, da vendersi per nostro conto, rimanendo, per conseguenza, a nostro conto quelli che non trovassero il compratore. E si porrebbe sul frontispizio: Milano e Firenze. Che se vi venisse pure il ticchio di far di questo ciò che volevate dei due supposti romanzi, noi, dopo aver[ve]ne sconfortato, per iscarico di coscienza, ce la intenderemo benissimo con voi.