Lettera n. 349

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Rosmini, Antonio
Data
[aprile 1830]
Luogo di partenza
[Milano]
Luogo di arrivo
Roma
Lingua
italiano
Incipit
Il dispiacere che provo del non poterla obbedire
Indirizzo
Al Molto Reverendo e Chiarissimo Signore | Il Signor Abate Antonio Rosmini | Roma
Regesto

Manzoni incarica Rosmini di scusarlo presso il Muzzarelli, il quale gli aveva chiesto un componimento in lode del padre Cesari. Manzoni loda i primi due volumi del Nuovo saggio sull'origine delle idee del Rosmini e li dice imparagonabili ai Promessi sposi fatta eccezione per l'ultilità morale.

Testimoni
  • (originale) Stresa, Centro Internazionale di Studi Rosminiani, Archivio Storico dell’Istituto della Carità, A.2, 87, 199-200
    (Timbri postali: «Milano»; «22 Aprile»)
Edizioni
  • SFORZA 1875, p. 53.
  • SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 402.
  • BONOLA 1901, pp. 18-21.
  • SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 611.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 349, vol. I, pp. 595-597, note alle pp. 972-973.
  • CARTEGGIO MANZONI-ROSMINI 2003, lettera n. 6, pp. 14-16, note alla p. 17.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Sono poi lietissimo d'avere una occasione di esprimerle quella ch'io Le debbo per la permissione ch'Ella m'ha data di leggere i due primi volumi del Saggio, e di esprimerle insieme l'ammirazione e la gioia che ho provato (massime nel primo volume che, per essere in villa, ho potuto legger di seguito e senza frastorni) tenendo dietro a quella analisi così penetrante e così sicura, che non perdona nulla, e che non ha nulla da farsi perdonare; esaminando e giudicando, colla scorta di Lei, i più singolari e potenti e ostinati sforzi dell'ingegno umano intorno a una quistione così alta e così curiosa: e dico giudicando; chè, al modo che le opinioni e gli argomenti de' filosofi sono esposti, vagliati, cimentati, e messi, per dir così, alle mani fra loro, il non voler giudicare con Lei mi par che sarebbe piuttosto ostinazione che modestia; vedendo tanto sapere e tanto acume retto sempre da un pensiero religioso, e sentendo come da quel pensiero vien la forza a tutto; vedendo tanta debolezza e tanta contraddizione nei sistemi staccati dalla religione, e toccando, per così dire, con mano lo spauracchio... ma i gerundi non avrebber fine s'io avessi a dirle tutto ciò che sento su questo proposito. Questo che Le ho detto intanto, mi pare ch'Ella lo abbia a contar per qualche cosa; perchè alla fin fine io rappresento una gran classe, quella degli ignoranti in filosofia: e piacere un libro di seria filosofia ad un ignorante che l'abbia letto, non vuol dir poco. Rimango ansiosissimo, com'Ella può credere, di vedere il seguito: e, per quanto sia cosa rara e difficile cavar fuori e mettere in netto verità non avvertite o non ben dichiarate in un punto così primario di quella benedetta materia, mi sembra pure che da un tale principio si abbia a promettersi gran cosa, e che chi disfà a quel modo abbia a far qualche cosa che non si possa disfare. Da questo lavoro a quello di cui Ella ha la bontà di'parlarmi, c'è un salto mortale. Pure, col dirmi che v'ha chi pensa che esso possa produrre un pochin di bene, Ella me lo solleva assai; e siccome codeste son notizie sempre consolanti, io ringrazio ben di cuore Lei e le persone che gliene hanno comunicato un così benevolo giudizio.