Lettera n. 284

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Cesari, Antonio
Data
4 febbraio 1828 (li 4 feb.o, 1828.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Verona
Lingua
italiano, latino
Incipit
Se la mia vanità letteraria
Indirizzo
Al Chiar.mo e Revd.mo Signore | Il Sig.r Abate Antonio Cesari | dell'Oratorio di Verona | Verona
Regesto

Alessandro Manzoni esprime al Cesari la propria gratitudine per i lusinghieri giudizi sui Promessi sposi.

Testimoni
  • (minuta) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.22bis, c. 1rv
  • (originale) Verona, Archivio della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, Archivio San Filippo Neri
    (Timbri postali: «VERONA | 5. FEB.O»; «MILANO»)
Edizioni
  • GUIDETTI 1903, pp. 33-34.
  • SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 425.
  • GUIDETTI 1922, pp. 44-45.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 284, vol. I, pp. 484-485, note alla p. 933.
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 123, pp. 345-346.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Chiaris.mo Signore e Amico Car.mo

Se la mia vanità letteraria avesse a pigliar per sé tutto quel che vorrebbe del benevolo e indulgente giudizio che Le è piaciuto portare de' miei poveri Sposi, Le so dire che trionferebbe; ma l'autorità di Lei è così nobil cosa ch'io pur sento quanto sconverrebbe il farla servire alla vanità: né questa m'accieca a segno ch'io non iscorga ch'Ella ha voluto in me guiderdonare, anzi incoraggiar l'intenzione. E di codesto appunto Le fo i più vivi e umili ringraziamenti. Rendere, ne' miei deboli scritti, onore alla Religione è certamente il mio sincero desiderio; ma per quanto il proposito possa esser buono per sé, Le confesso che sono stato e sto sovente in dubbio se mi convenga; e Le dirò in confidenza che, pensando ad un tempo della mia vita in cui io rinnegava colle parole e colla condotta questa stessa Religione, pensando al troppo di male che sono stato, e al poco di bene che pur sono, mi vergogno spesso, e talora mi rimorde dell'arrogarmi ch'io fo di celebrarla, e di farmene quasi maestro; e mi sento intonar nella mente quel terribile: quare tu enarras justitias meas? In tali incertezze, il consiglio d'uomini da me venerati m'ha più volte dato animo e consolazione: ora pensi Ella quanto io ne pigli da codesta sua | (se oso dire) approvazione, così grave, così schietta, così spontanea.
La licenza ch'Ella m'ha data di porLe innanzi certe mie, non so s'io dica medie o terze opinioni in fatto di lingua, io non l'ho già dimenticata; ma occupazioni pressanti non mi permettono di valermene per ora. Ella però s'aspetti di ricevere, un giorno o l'altro, questa seccaggine, in mercede della sua degnazione. Intanto, col più vivo e sincero ossequio ed affetto, mi varrò dell'altra preziosissima licenza ch'Ella m'ha pur conceduta di professarmele

Devot.mo Aff.mo Amico
Alessandro Manzoni