Lettera n. 254
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Saluzzo Roero, Diodata
- Data
- 12 marzo 1827 (il 12 marzo 1827.)
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- [Torino]
- Lingua
- italiano
- Incipit
- L'onore che mi viene da una così graziosa domanda
- Regesto
Manzoni comunica alla Saluzzo che non può inviarle una copia dei Promessi sposi in quanto il romanzo non è stato ancora pubblicato.
- Edizioni
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- SALUZZO ROERO POESIE 1843, pp. 617-619.
- SFORZA 1875, pp. 15-16 (da copia di Nicomede Bianchi).
- SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 346.
- SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 271.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 254, vol. I, pp. 413-414, note alla p. 905.
- CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 79, pp. 209-210, note alle pp. 210-211.
- Opere citate
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L'onore che mi viene da una così graziosa domanda, mi tornerebbe, a dir vero, troppo in rimprovero, se, dopo l'accoglienza da Lei fatta a' miei poveri lavori, dopo d'essere io medesimo stato favorito del dono dei nobilissimi suoi, avessi veramente dato fuori qualche cosa senza valermi tosto del vantaggio, già acquistato, di poter farlene omaggio. La filastrocca della quale Ella ha la bontà di richiederne, è bensì stampata in gran parte, ma nulla ne è ancor pubblicato, né sarà che ad opera compiuta. Del quando, non posso fare alcuna congettura un po' precisa; perché di quel che manca alla stampa, una parte manca ancora allo scritto; e il compimento di questo dipende da una salute incerta e bisbetica, la quale spesso mi fa andare assai lento, e talvolta cessare affatto per buon numero di giorni. Dell'essersi poi, come Ella mi accenna, veduto costì il già stampato, io non so che mi dire né che pensare, non ve ne avendo io spedita certamente copia, né in altra parte d'Italia. Mi vergognerei di stendermi in questi particolari, e di averla trattenuta sopra un tale argomento, se dall'essere toccato da Lei non avesse acquistata una certa importanza, e preso, per dir così, un abito gentile. Né anche posso tacere che, siccome l'aspettazione di alcuni mi aveva già posto in gran pensiero, così in grandissimo mi pone codesta, ch'Ella si degna mostrarmi: ché, riguardando al mio lavoro, sento troppo vivamente quanto poco sia meritevole di una sua curiosità; e troppo certamente prevedo quanto questa sia per essere mal soddisfatta. Ma, ad ogni modo, la prova non sarà terribile che per la vanità; e io confido ch'Ella si contenterà di dimenticare il libro noioso, senza cacciar per questo l'autore dal posto accordatogli nella sua benevolenza. Colla quale spero che intanto Ella vorrà accogliere i sensi del mio profondo rispetto e della antica mia ammirazione, e consentire che io abbia l'onore di professarmele ***