Lettera n. 143
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Goethe, Johann Wolfgang von
- Data
- 23 gennaio 1821 (23 gennajo 1821)
- Luogo di partenza
- Milano
- Luogo di arrivo
- Weimar
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Per quanto screditati sieno i complimenti
- Indirizzo
- A S. E. il Signor Goethe | Ministro di Stato di S. A. R. | Weimar
- Regesto
Alessandro Manzoni ringrazia Goethe per le parole e il giudizio lusinghiero sul Carmagnola.
- Note
Le edizioni segnalate si limitano alle principali.
- Testimoni
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- (minuta) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.53, cc. 2rv
- (originale) Weimar, Goethe and Schiller Archive, 28/298
- Edizioni
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- MANZONI AN GOETHE 1823, pp. 98-101 (in traduzione tedesca).
- TORRI 1826, p. 368 (in traduzione francese dal tedesco).
- GOETHE 1827, p. xxxv (testo originale in italiano).
- SFORZA 1875, p. 5.
- SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 190.
- SFORZA 1912-1921, vol. I, p. 516.
- BARBI-GHISALBERTI 1942-1950, vol. III, p. 508.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 143, vol. I, pp. 222-223, note alle pp. 816-818.
- GRÜNING 1988, p. 180.
- BLANK 1992, pp. 203 e 630-633.
- ZECCHI 1992, p. 225.
- TELLINI 1996, p. 977.
- MANZONI EUROPEO 2000, p. 155 (minuta edita parzialmente).
- CARTEGGI LETTERARI 2010, lettera n. VI.1, pp. 315-317, note alle pp. 317-320.
- Opere citate
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Adelchi; Il Conte di Carmagnola
Signore,
Per quanto screditati sieno i complimenti e i ringraziamenti letterarj, io spero ch'Ella non vorrà disgradire questa candida espressione d'un animo riconoscente. Se, quando io stava lavorando la tragedia del Carmagnola, alcuno mi avesse predetto ch'essa sarebbe letta da Goethe, mi avrebbe dato il più grande incoraggiamento, e promesso un premio non aspettato. Ella può quindi immaginarsi ciò ch'io abbia sentito in vedere ch'Ella si è degnata di osservarla tanto amorevolmente, e di darne dinnanzi al Pubblico un così benevolo giudizio.
Ma, oltre il prezzo che ha per qualunque uomo un tal suffragio, alcune circostanze particolari l'hanno renduto per me singolarmente prezioso: e mi permetto di brevemente esporgliele, per motivare la mia doppia gratitudine.
Senza parlare di quelli che hanno trattato il mio lavoro con aperta derisione, quei critici stessi che lo giudicarono più favorevolmente, in Italia e anche fuori, videro quasi ogni cosa in un aspetto affatto diverso da quello in cui io l'aveva immaginata, vi lodarono quelle cose alle quali io aveva dato meno d'importanza, e ripresero, come inavvertenze e come dimenticanze delle condizioni più note del poema drammatico, le parti che erano frutto della mia più sincera e più perseverante meditazione. Quel qualunque favore del Pubblico non fu motivato generalmente che sul Coro e sull'Atto quinto: e non parve che alcuno trovasse in quella tragedia ciò che io aveva avuto più intenzione di mettervi. |
Di modo che io ho dovuto finalmente dubitare che, o le mie intenzioni stesse fossero illusioni, o ch'io non avessi saputo menomamente condurle ad effetto. Nè bastavano a rassicurarmi alcuni amici dei quali io apprezzo altamente il giudizio, perchè la comunicazione giornaliera, e la conformità di molte idee, toglievano alle loro parole quella specie di autorità che porta seco un estraneo, nuovo, non provocato, nè discusso parere. In questa nojosa ed assiderante incertezza, qual cosa poteva più sorprendermi e rincorarmi, che l'udire la voce del Maestro, rilevare ch'Egli non aveva credute le mie intenzioni indegne di essere penetrate da Lui, e trovare nelle sue pure e splendide parole la formola primitiva dei miei concetti?
Questa voce mi anima a proseguire lietamente in questi studj, confermandomi nell'idea che per compire il meno male un'opera d'ingegno, il mezzo migliore è di fermarsi nella viva e tranquilla contemplazione dell'argomento che si tratta, senza tener conto delle norme convenzionali, e dei desiderj per lo più temporanei della maggior parte dei lettori.
Deggio però confessarle che la distinzione dei personaggi in istorici e in ideali è un fallo tutto mio, e che ne fu cagione un attaccamento troppo scrupoloso all'esattezza storica, che mi portò a separare gli uomini della realtà da quelli che io aveva immaginati per rappresentare una classe, una opinione, un interesse. In un altro lavoro recentemente incominciato io aveva già ommessa questa distinzione, e mi compiaccio di aver così anticipatamente obbedito al suo avviso.
Ad un uomo avvezzo all’ammirazione d'Europa io non ripeterò le lodi che da tanto tempo gli risuonano all'orecchio, bensì approfitterò dell'occasione che mi è data di presentargli gli augurj i più vivi e più sinceri di ogni prosperità.
Piacciale di gradire l'attestato del profondo ossequio col quale ho l'onore di rassegnarmeleDiv.mo Obb.mo Servitore Alessandro Manzoni