Lettera n. 1187

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Giorgini, Giovanni Battista
Data
10 dicembre 1856 (10 Xbre 1856.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Stresa]
Lingua
italiano, latino
Incipit
Volevo scriverti intorno a quella sola parte
Regesto

Alessandro Manzoni si augura che la figlia Vittoria possa guarire presto dai disturbi alla vista che l'affliggono. Si congratula per il fidanzamento tra il fratello del genero, Carlo Giorgini e Adele Ferrugento. Lo scrittore è lieto che Gino Capponi e la signora Matteucci siano disponibili ad aiutarlo sulle questioni di lingua. Riferisce del suo lavoro alla revisione del vocabolario del Cherubini, giunta, con la collaborazione di Luigi Rossari, a circa metà del primo dei quattro volumi della seconda edizione, e del suo lavoro, mai concluso, al trattato sulla lingua. Accenna anche al progetto di un vocabolario milanese-toscano, discusso col genero durante il recente soggiorno in Toscana, affermando che non intende accantonarlo. Manda i manifesti per la traduzione dei Dialoghi di Platone condotta da Ruggero Bonghi.

Testimoni
Edizioni
  • SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, p. 158.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1187, vol. III, pp. 126-129, note alla p. 638.
  • CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.189, pp. 520-523, note alle pp. 523-524.
Opere citate

I promessi sposi; Della lingua italiana

+ Testo della lettera

[...]
Vengo alla lingua; e non occorre dirti che piacere m’abbia fatto ciò che mi dici della bona e straordinariamente bona disposizione del nostro Gino, e della tanto gentile Sig.ra Matteucci, a aiutar la barca, come diciamo noi, e non so come diciate voi. Ma cosa dirai se il non andar la barca di gran corso, dovesse venir da me? Non ch’io sia restìo al lavoro; che anzi, riconosco come un sollievo accordatomi dalla Provvidenza il potere, dopo sentito, detto e operato ciò che è richiesto da affari dolorosi, e moralmente e per ogni verso, il potere, dico, prender la mia mente per i capelli; e fissarla lì a quel carissimo sizio. Ma i lavori sono due: la revista del Voc[abolari]o Mil[ane]se, e la mia opera eterna; intendi bene, a parte ante. Il primo s’era principiato, e andava avanti bene a Lesa; ma perché c’era Rossari. Prima di mettermi alla prova, | m’ero immaginato che non si trattasse se non di cancellare, e di fare, tutt’al più, qualche piccola aggiunta qua e là; ma alla prova s’è visto che, se per la prima operazione, c’è, per bona sorte, molto da fare, ce n’è anche non poco, e per l’aggiungere e per il correggere. E ho dovuto convincermi che, da me solo, non ne sarei potuto venire a bene. Ora, a Lesa, Rossari e io avevamo tutta la sera in piena libertà, e era il tempo che si faceva di più. A Milano, Rossari ha la scola, e nell’ore della sera ha naturalmente tutt’altra voglia che d’attendere a un altro lavoro; e io, quand’anche potessi far bene da me, non sono libero, e non desidero, certo, d’esserlo, perché il vedere pochi ma cari amici m’è una dolcissima servitù, e un gran sollievo. La mattina poi lavoro a quell’altra faccenda, che posso, o bene o male, far da me; e ci lavoro con tanta più voglia, che ho trovata la maniera di render la cosa più semplice e più corta; e per la prima cosa, ho visto che potevo, anzi era meglio lasciar fuori ciò che riguarda la così detta Grammatica generale, cosa difficile, lunga a scrivere e a leggere, e non necessaria. Non creder però che il Vocabolario sia messo da una parte. Riceverai intanto, insieme con gli esemplari de’ Pr[omessi] Sp[osi] e delle | Op[ere] var[ie], i fogli rattoppati a Lesa, che fanno 144 pag[ine], un po’ meno della metà del 1° vol[um]e: e sono quattro. E in quelli vedrai le difficoltà del lavoro che avevo creduto dover essere così liscio. Io poi, ne’ ritagli di tempo, anderò avanti come potrò, facendo degli appunti, da riveder con Rossari. Alla fine poi, si farà una revista al tutto, per riparar le omissioni. Ma penso finalmente che è uno di que’ lavori, ne’ quali tutto quello che si fa, purché sia fatto a dovere, è una parte bona e utile da sé, per quanto ci possa mancare all’essere un lavoro compito.
Aspetto con gran desiderio la roba che m’annunzi, e penso che que’ vocaboli li potrò metter io a riscontro del Cherubini, risparmiando così a te una parte della fatica, e a noi di qui quella delle definizioni, così necessarie alle volte per fare intendere con precisione il milanese, anche a te che lo conosci, è vero; ma ci sei sempre hospes, come Teofrasto all’ateniese. Anticipa i miei ringraziamenti per le nove bontà, e rinnovali per le antiche, alla tanto bona e amabile, quanto brava Sig.ra Matteucci; e a Gino poi, quando ti trovi con lui, o gli scriva, tutto quello che puoi immaginarti per la sua premura in questo affare; che non è certamente a un bon pezzo la cosa per cui gli voglio più bene, quantunque per me sia una cosa grossa. Gli ho mandati e raccomandati caldissimamente, per mezzo di Castillia, de’ manifesti del Platone del Bonghi: ne mando alcuni anche a te, con la spedizione accennata, e con la stessa caldissima raccomandazione.

AM

Non sarà vero che la mancanza dello spazio m’impedisca d’accennarti almeno quello che non potrei dirti pienamente, per quanta carta avessi, con quanta compiacenza, e insieme con quanto rammarico il mio pensiero ritorni ogni momento sui pochi giorni che abbiamo passati insieme.