Lettera n. 1176
- Mittente
- Manzoni, Alessandro
- Destinatario
- Manzoni Borri, Teresa
- Data
- 12 settembre 1856 (12 7.bre 1856)
- Luogo di partenza
- Viareggio
- Luogo di arrivo
- Lesa
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Ho ricevute due tue carissime lettere
- Indirizzo
- Alla Sig.ra D.a Teresa Manzoni nata Borri | Lesa | Lago maggiore, Stato Sardo
- Regesto
Alessandro Manzoni si rattrista di molte dolorose notizie dategli dalla moglie Teresa, in particolare delle gravissime condizioni di salute di Giacinto Provana di Collegno; riferisce del lavoro fatto insieme a Gino Capponi per un vocabolario dell'uso fiorentino. Lo scrittore racconta di aver conosciuto una signora fiorentina «miniera d'oro fiorentino», e acclude una serie di appunti per il Rossari.
- Testimoni
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(originale)
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense,
Manz.B.XXX.48/11, cc. 2rv
(Timbri postali: «VIAREGGIO | 12 | SET. | 1856»; «P. D»; «VIA DI | SARZANA»; «GENOVA | 13 | SET | 56 | 7 S»; «LESA | 14 | SET | 56»)
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(originale)
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense,
Manz.B.XXX.48/11, cc. 2rv
- Edizioni
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- GRASSI 1921, p. 23.
- SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. III, p. 107.
- ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1176, vol. III, pp. 115-118, note alle pp. 632-633.
- Opere citate
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[Per un Vocabolario dell'uso fiorentino]
[...]
Gino volle accompagnarci a Viareggio; io cercai di dissuaderlo, temendo per lui gl'incomodi tanto penosi del trovarsi fuori delle sue abitudini; ma, con mia gran consolazione, ho dovuto convincermi che avevo torto; giacchè, e il viaggio e il soggiorno gli fu, si può proprio dire, piacevole. Povero, caro Gino! sempre amabile, sempre vivace, sempre di bon umore, come se il conversare medesimo, che quand'è con gli amici, è pure uno svago per lui, non l'obbligasse ogni momento a rammentarsi la sua condizione. Tu che non ti sei, credo, trovata mai a passar dell'ore con un cieco, e con un cieco tanto amato e riverito, non ti puoi fare un'idea di ciò che si prova, riflettendo ogni momento, e come per forza, alle relazioni che ha, sto per dire, ogni cosa di cui si parli, con quel senso di cui egli è privo, e oramai senza speranza di riacquistarlo. Si schiverà di parlare d'una bella vista e cose simili; ma il vedere entra per tutto; e lui solo non par che ci pensi.
A Varramista s'è lavorato a cercar parole; e se t'ho detto in un'altra mia, che lui non ci s'annoiava, ora ti posso dire che ci aveva preso gusto davvero; dimanierachè si sono fatti vari articoli che potrebbero entrar con tutto onore in un vocabolario sul gusto di quell'ottimo che tu sai. Qui poi s'è continuato, e nel giorno dell'arrivo, e nel seguente che ci stette, e in quello della partenza, che fu ieri. Ci siamo separati con un dolore, oso dire, reciproco, e certo vivissimo dalla mia parte. S'è riempita, come si poteva, la cartolina di Rossari; ma quello che porterò io è altra cosa: molte e molte locuzioni, e tutte sicure. Articoli interi di vocabolario, ti dico. E vedi come vanno le cose: c'era qui a Viareggio una miniera d'oro fiorentino; e io, balordo, me ne sono accorto tardi. Una signora di là, veniva spesso a trovar Vittoria, di cui è molto amica, e si sarebbe potuto ricorrere a lei fino dal primo giorno; ma io non ci pensai, e non la vidi nemmeno, finchè, tornato da Varramista, dove mi s'era aguzzato l'appetito feci la grande scoperta che, se questa signora era tanto complacente, quanto al caso, n'avrei potuto cavare un gran profitto. Fu infatti compiacentissima, come si vede che sarebbe stata anche prima; e le tante preziose parole che ci somministra, mi danno, non so se più piacere, o rammarico e rabbia contro di me, per aver trascurata, per più d'un mese, una così felice occasione. A Rossari ne parlerò, passando da Milano; ma gli dirò che il lavoro non lo vedrà che a Lesa.
Quando dissi a Gino che t'avevo scritto che le lettere del Bonghi gli erano piaciute, rispose: e di molto, di molto; e altro che mi fece vedere che non t'avevo detto abbastanza. Ora tutto in breve.
[...]