Lettera n. 11

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Fauriel, Claude
Data
9 febbraio 1806 (9. Febbrajo 1806.)
Luogo di partenza
[Parigi]
Luogo di arrivo
[Parigi]
Lingua
italiano, francese, latino
Incipit
La cognizione ch'io sapeva aver voi
Regesto

Alessandro Manzoni ringrazia Fauriel per il giudizio intorno ai versi di In morte di Carlo Imbonati che gli aveva inviato, e aggiunge delle considerazioni sull'endecasillabo sciolto. In particolare, Manzoni accenna al rapporto tra esametro latino e endecasillabo sciolto; per la tradizione italiana ricorda gli esempi della traduzione del Caro dell'Eneide, della Coltivazione di Alamanni («monotona però sovente, ma per difetto dell'autore non della natura del verso») e soprattutto del Giorno Parini (che elogia citando i vv. 2-4 de La recita de' versi); fa delle osservazioni sull'assenza della rima, che non necessariamente facilita la composizione di sciolti. Lo scrittore, attraverso un confronto con la situazione francese, parla inoltre della distanza tra lingua scritta e lingua parlata in Italia che inficia la validità generale dello scopo educativo della poesia. Infine, accenna al problema dell'imitazione dei classici, lo ringrazia di avergli prestato un volume di Beccaria (forse le Ricerche intorno alla natura dello stile), e si augura di conoscerlo presto di persona.

Note

In ARIETI-ISELLA 1986, vol. I, p. 18 il luogo d'arrivo è [Meulan].

Testimoni
Edizioni
  • SFORZA 1912-1921, vol. I, p. 28.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 11, vol. I, pp. 18-20, note alle pp. 706-708.
  • BOTTA 2000, lettera n. 1, pp. 3-5, note alle pp. 6-11.
Opere citate

In morte di Carlo Imbonati

+ Testo della lettera

La cognizione ch'io sapeva aver voi delle italiane lettere fu in me cagione di timore nel presentarvi que' miei versi: ed è questa stessa ragione che mi rende più lusinghevole l'accoglienza che ad essi avete fatta. Dopo la soddisfazione di aver reso un omaggio qual ch'ei si sia alla memoria di un uomo, ch'io venero come virtuosissimo, a cui son grato come all'angelo tutelare di mia madre, e ad uno che tanto mi amò; dopo la soddisfazione di aver fatto a questa mia dolce madre ed amica quello che gli poteva far di più grato, la vostra lettera è il più gran piacere che quei versi m'abbiano procurato.