MANZ.BRU. H.04. 575 3 [Postillato] Brusuglio, Villa Manzoni
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>…< Ma io non so intendere come non si alzasse nel corso il valore di queste monete inglesi, e come con questo alzarsi non venisse tolto ogni utile nel rifonderle. Certo se questo si facesse ai dì nostri, a queste monete si attribuirebbe nel corso quel valore ch’esse avrebbero più delle altre per la gratuità del conio, e quindi o il governo non ne riceverebbe mai (supposto che non in tutta le monete si usasse questa generosità, o monete forestiere avessero corso) o le dovrebbe ricevere al corso comune. E questo sarebbe il vero e forse il solo inconveniente di questo metodo. Questo è accaduto mille volte, che il Principe ha detto questa moneta val dieci, verbigrazia; e il pubblico l’ha stimata più, l’ha spesa più, il Principe [<i>su</i> <...>] l’ha ricevuta per più, e nessuno ha pensato a fonderla. Se poi non volesse il Principe riconoscere altra moneta che questa certo ne nascerebbero impicci assai, e forse anche pensandoci io non verrei a capo di indovinarli e ad ogni modo non ne ho voglia. | Forse non sarebbe altro che un accrescimento di tributi, venendosi a pagare p.e. undici invece di dieci: e il Principe poi trovando aver un decimo dippiu non lo vorrebbe perdere, e pagando, che si che s’accomoderebbe al corso comune. [O forse ne verrebbe un immaginario ribasso nei prezzi delle cose, poiché chi fosse uso vendere la tal merce undici lire, vedendo che undici lire di valuta di metallo avessero nome dieci, la [<i>ins.</i>] venderebbe per dieci.]
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