CS.M 1853 Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani
- Osservazioni sull'esemplare
Legatura in carta, piatto anteriore e posteriore staccati. Sul contropiatto anteriore è incollato un cartiglio con Errata corrige.
- Presentazione
Pubblicazione postuma di un «quadernuccio» avviato da Vittorio Alfieri a Firenze nel 1778 e destinato alla registrazione di «parole e […] modi del volgar fiorentino, che ad esso parevano meglio acconci a rendere certi modi e certe parole che son d’uso dimestico, e frequente nella lingua franzese e nel dialetto piemontese» (dall’introduzione Al cortese lettore del curatore, Luigi Cibrario, p. 6). Il testo è ricordato nell’Appendice alla relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, dove Manzoni dichiara la legittimità, accanto al vocabolario «della lingua intera», di raccolte limitate e parziali di vocaboli e modi di dire: «Valga per un esempio, tra i molti che si potrebbero addurre, quel piccolo numero di voci e di modi toscani, che l’Alfieri messe in carta, per averli sentiti usare qua e là in Firenze: cosa (sia detto per incidenza) che non par essergli venuto in mente di fare nell’altre città d’Italia, dove passò qualche tempo. […] Comunque sia, mi pare d’aver detto abbastanza per poter concludere che ogni raccolta di vocaboli e di modi di dire ricavati da un Uso vero è una parte integrale d’un intero vocabolario, fatto o da farsi; e parte utile e importante in proporzione della sua mole» (STELLA-VITALE 2000C, pp. 173-74; il passo si trova già nella Minuta autografa, ibid. p. 256).
Scheda di Mariarosa Bricchi | Cita questa pagina