CS.M 2238-2239 Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani
- Osservazioni sull'esemplare
Legature in pelle con cornici dorate in copertina e quarta di copertina, e incisione in oro sul dorso.
- Presentazione
Il nome di Bossuet fa la sua prima comparsa nell’epistolario manzoniano in una lettera a Fauriel datata 11 giugno 1817. Manzoni informa l’amico di essere al lavoro sul secondo atto del Carmagnola, e di avere cominciato a scrivere «quelques discours sur la tragedie», in particolare sulla questione della moralità del teatro. E prosegue: «Eh bien je me suis donné à croire qu’il y a des difficultés de Bossuet, de Nicole et de Rousseau qu’on peut resoudre, qu’on a jamais resolues, et que je resous» (lettera 118). L’opera di Bossuet a cui Manzoni fa riferimento è Maximes et réflexions sur la comédie, del 1694 (non contenuta in questi volumi). Nella prefazione al Carmagnola, Manzoni riprende l’accusa di immoralità lanciata al teatro da Nicole, Bossuet e Rousseau, e si dichiara in disaccordo non con le accuse stesse quando riferite al sistema francese, ma «con la conseguenza che essi ne hanno dedotto a disfavore di tutta in generale la poesia drammatica». E conclude annunciando un prossimo scritto dedicato al tema (CARMAGNOLA 2004, 185). Il nome di Bossuet in relazione al tema della moralità del teatro appare infatti nei frammenti riuniti sotto il nome di Materiali estetici («Dimostrare che il Bossuet il Nicole e il Rousseau come s’apposero nel dire immorali le opere teatrali Francesi, così errarono nel dire che il Teatro sia essenzialmente immorale. Questo loro errore viene in parte dal non aver conosciuto il Teatro Inglese, e in parte forse dal non immaginare che potessero le cose teatrali essere trattate in altro modo da quello seguito dai Francesi, nei quali trovano l’arte portata al più alto grado in ogni parte fuorché nella morale», RICCARDI-TRAVI 1991, p. 14). E quindi, in forma più sviluppata, negli appunti oggi noti sotto il titolo Della Moralità delle Opere Tragiche (cfr. RICCARDI-TRAVI 1991, pp. 55, 63, 66-68). Il nome di Bossuet torna quindi in due lettere al cognato Henri Blondel: in data 11 gennaio 1823 Manzoni si dispiace di non avere con sé il volume di Bossuet che tratta i temi di una loro recente conversazione. Dalla lettera successiva, del 14 gennaio 1823, risulta che il libro, recuperato e appena inviato a Blondel, è «l’Exposition de sa doctrine, particulièrement sur les points qui séparent de nous non frères protestans» (lettere 177 e 178), dunque il volume delle Opere (oggi conservate a Brusuglio) che contiene l’Exposition de la doctrine de l’Eglise e l’Historie des variations des Eglises protestantes. Anche in questo caso, si tratta dunque di testi non presenti nei tre volumi di Casa Manzoni. Bossuet è spesso nominato nella Morale cattolica, a partire dal capitolo I, dove appare con l’epiteto «Il gran Bossuet» (OPERE MORALI E FILOSOFICHE, pp. 21 e 282). I testi cui si fa riferimento non sono però presenti nei tre volumi di Casa Manzoni. La presenza di Bossuet è infine importante negli Inni sacri, e ben indagata da commentatori e interpreti (per un solo rimando, Accame Bobbio 1963).
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