MANZ. 11. 0055 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

Pagina: 173

1.

Il passo così interpretato verrebbe contraddetto da quello che segue immediatamente: tuque Rectius Iliacum etc.

M. rileva come i vv. 128-130 dell'Ars poetica oraziana (difficile est proprie communia dicere, tuque | rectius Iliacum carmen deducis in actus |quam si proferres ignota indictaque primus) contraddicano l'interpretazione proposta del solo v. 128.

Luogo dell'opera: [Parere su] Rosmunda, p. 173
Termine o passo postillato: [172] Così, quella tragedia che si raggira sopra un fatto ignoto, e con nomi, o ignoti, o non ancora illustrati, non può far forza alla opinione, finchè non è stata riconosciuta per ottima. E siccome questo non si ottiene mai nè in una rappresentazione o lettura, nè in due, mi pare più savio assai (viste le tante altre difficoltà che già sono da superarsi in quest'arte) di non andarsi a cercare gratuitamente quest'una di più. E ciò credo io, e lo affermo con tanta più intera persuasione, quanto vedo che si va incontro a una maggiore difficoltà per ottenere una lode minore: atteso che io reputo molto più facil cosa l'in- | ventare a capriccio dei temi tragici, che il pigliare e il variare, e far suoi i già prima trattati. E con queste parole, far suoi i temi già prima trattati, ardirei io (benchè non sappia quasi nulla il latino) d'interpretare quel famoso passo di Orazio nella poetica: | Difficile est proprie communia dicere; | passo, che per una sua apparente facilità viene saltato a piè pari da tutti i commentatori, e dai più dei lettori inteso appunto all'opposto.