MANZ. 13. 0001 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
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amplificazione secondo il solito. Vedi Anastasio qui citato. Rer. it. III. pag. 171.
Luogo dell'opera: Libro V, cap. II: «Di Astolfo Re de’ Longobardi: sua spedizione in Ravenna, di quell’Esarcato»; § II: «Papa Stefano in Francia: suoi trattati col Re Pipino; e donazione di questo Principe fatta alla Chiesa Romana di Pentapoli, e dell’Esarcato di Ravenna, tolto a’ Longobardi». Costantino Copronimo invia un’ambasciata a Pipino rallegrandosi delle sue vittorie sui Longobardi e ricordandogli che l’Esarcato è però dell’Impero, essendo stato conquistato con la forza da Astolfo, e non è giusto pertanto donarlo al Papa
Termine o passo postillato: Pipino, a cui non giunse nuova questa imbasciata, e che aveva preveduto ciò, che dovrebbe l'Ambasciadore dimandargli, umanamente gli rispose. Appartenere l'Esarcato al Vincitor de' Longobardi, i quali l'avevano Jure belli conquistato, come avevano fatto anche i loro predecessori d'una gran parte d'Italia sopra gli Imperatori Greci: essere medesimamente cosa nota, che la maggior parte di que' Popoli, indotti sforzatamente a mutar Religione, s'erano dati a Re Luitprando: che così presupponendo il diritto de' Longobardi, del quale non era luogo di dubitare più, che di quello de' Franzesi, quali avevano conquistate le Gallie sopra i Romani, e Westrogoti, era molto sicuro del suo proprio; poichè egli aveva costretto Astolfo per via delle armi a cedergli l'Esarcato, del quale andava a mettersi in possesso per la medesima via: che poi essendone padrone, n'avea potuto disporre a suo arbitrio e volontà. Ed aveva trovato espediente di darne il dominio al Papa, perchè in quello la fede cattolica violata per tante infami eresie de' Greci, si mantenesse intera; e l'ambizione, ed avarizia de' Longobardi non l'occupasse; per le quali considerazioni egli aveva preso l'armi contra coloro, che opprimevan la Chiesa: che per tutti i tesori del Mondo non avrebbe mutata risoluzione, e che manterrebbe contra tutti il Papa, e la Chiesa nel possesso di tutto ciò ch'egli aveva loro donato.